tirsdag den 12. juli 2011

parapendio.

mi sono tradita. lo so. ho preferito regalare solo a qualche singolo le mie emozioni. forse era la cosa giusta. la virtualità delle relazioni è una vergogna. ma a volte è l'unica cosa a cui attaccarsi con così tanti chilometri di distanza. ma mi manca toccare. troppe sensazioni effimere qui.

mi manca il gretto piacere del tatto.

è tanto vero questo quanto la capacità degli umani a sopravvivere, a crescere, ad adattarsi.
Ieri ho bevuto una cioccolata calda con una ragazza. Dalla Transilvania. (lo puntualizzo perchè la cosa mi affascina come una bambina). cioccolata e pere sciroppate. La necessità di esprimere le nostre emozioni è staa più forte della domanda sicuramente sorta spontaneamente in entrambe: è opportuno raccontare cose così private ad una sconosciuta.
ma qui, forse anche prima per necessità, hai poco tempo, pochi strumenti per comunicare chi sei. e usi tutte le tue cartucce a disposizioni. si rischia di essere eccessivi. spesso lo sono. spesso succede. ma si stabilizza un contatto speciale. di fiducia. straordinario. vivo consapevolmente quello che per un anno ho fatto irrazionalmente, per sopravvivenza.
e mi accorgo di avere flirt maliziosi o non, amichevoli o no, con un moltiplicarsi di gente incredibile. è come se mi sia aperta una finestra immensa sul mondo. la capacità di tessere cucire. e anche dopo lo strappo ritessere.
accantonare la paura.il dubbio lanciarsi.
in tutto questo lanciarsi però a volte mi manca un piccolo punto fermo. e la virtualità non aiuta crearlo. torno a casa per cercarlo. per respirarlo. per costruirlo. ho questo difetto.
ho la necessità di legarmi ogni tanto. ma penso ogni uomo.
torno a casa. per un pò. voglio bollire. e ribollire. e ancora. e ancora.

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